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Ricerca di civiltà extraterrestri: il punto di vista di Avi Loeb

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Recentemente il fisico teorico Avi Loeb, presidente del Dipartimento di Astronomia di Harvard dal 2011 al 2020, ha rilasciato un'intervista parlando di civiltà extraterrestri, di come sarebbe opportuno cercarle e di come, la scienza, sperperi denaro in progetti che, sino a questo momento, non hanno portato a nessuna scoperta in tale campo.
Alla ricerca di civiltà extraterrestri con Avi Loeb - © Ufosullarete.it. Immagine generata con IA

Alla ricerca di civiltà extraterrestri con Avi Loeb - © Ufosullarete.it. Immagine generata con IA

Alla ricerca di civiltà extraterrestri: le teorie di Avi Loeb

Recentemente il fisico teorico Avi Loeb, presidente del Dipartimento di Astronomia di Harvard dal 2011 al 2020, ha rilasciato un’intervista. Parla di quanto sarebbe opportuna la ricerca di civiltà extraterrestri e di come la scienza sperperi denaro in progetti che, sino a questo momento, non hanno portato a nessuna scoperta in tale campo.

Avi Loeb, nel corso della sua carriera, ha rivoluzionato e trasformato il dibattito sull’esistenza di vita e civiltà extraterrestri.
Ha messo in discussione i dogmi della comunità scientifica con un approccio più aperto e pratico per quel che riguarda la ricerca di intelligenze aliene.
Loeb ritiene che sia il momento di esplorare con coraggio la possibilità di non essere soli nell’Universo analizzando gli oggetti interstellari. Approfondendo, inoltre, le implicazioni dell’intelligenza artificiale sul futuro umano.

Un approccio scientifico alla ricerca della vita extraterrestre

La scienza, secondo Loeb, ha il dovere di esplorare l’ignoto senza farsi limitare dai dogmi.
La ricerca di vita aliena, nonostante sia una delle cose più affascinanti e significative per l’umanità, continua ad essere ancora considerata una teoria marginale.

Il problema non è l’assenza di prove, ma la mancanza di volontà -da parte della comunità scientifica- di indagare seriamente su questa tematica.
L’esempio più lampante è il misterioso oggetto interstellare Oumuamua che ha attraversato il nostro Sistema Solare nel 2017.

Le sue anomalie, per Loeb, potrebbero indicare che si tratti di un artefatto creato da intelligenze extraterrestri e non un comune asteroide. Nonostante ciò, la comunità scientifica non approfondisce questo caso come fa per le “normali” ricerche astronomiche.
Non solo.
La sua ipotesi su Oumuamua viene considerata dai più fantascientifica e poco credibile.

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Esplorare lo spazio per trovare tracce di civiltà avanzate

Per Loeb la ricerca della vita extraterrestre non dovrebbe puntare solamente su segnali radio o sulla ricerca di microorganismi sul suolo marziano. Dovrebbe concentrarsi, invece, anche sulla ricerca di tecnologie aliene.

Se ci sono o ci sono state altre civiltà avanzate nell’Universo, soprattutto nella Via Lattea, è possibile che abbiano lasciato delle tracce.
Piuttosto che attendere un contatto diretto, sarebbe utile cercare della “spazzatura spaziale”: sonde, strutture artificiali, resti tecnologici che vagano per il Sistema Solare.

Un progetto concreto in questa direzione è il Galileo Project, da lui fondato.
L’iniziativa cerca di identificare oggetti non terrestri utilizzando strumentazioni avanzate ed un approccio rigorosamente scientifico.
Investire nella ricerca di artefatti alieni, secondo Loeb, costerebbe molto meno rispetto ad altre ricerche scientifiche. Ad esempio quella sulla materia oscura. Ingenti finanziamenti in questo campo, infatti, non hanno portato ancora risultati concreti.

E se gli alieni ci ignorassero?

Cosa succederebbe se le intelligenze aliene esistessero e fossero già consapevoli della nostra presenza? La risposta è semplice. Per Loeb non siamo abbastanza interessanti per loro.

Ad esempio un ciclista che pedala su strada non si rende conto delle formiche che si trovano sull’asfalto. La stessa cosa potrebbe essere per una civiltà talmente avanzata da poter viaggiare tra una stella e l’altra.

Semplicemente non ci noterebbero o non sarebbero interessate ad un’interazione con noi.

(Da ciclista, comunque, posso dire che alcuni amanti della bici fanno attenzione anche ai più piccoli animaletti che si trovano sull’asfalto 😛 )

Ma c’è anche un altro preoccupante scenario. Se degli alieni si accorgessero della nostra presenza come reagirebbero?
Potrebbero considerarci una minaccia od una risorsa da sfruttare?
Ma ci sarebbe un altro pericolo.

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Il rischio biologico e la minaccia dell’intelligenza artificiale

Una razza extraterrestre potrebbe avere una chimica diversa dalla nostra. Tutta la vita sulla Terra condivide una chiralità molecolare, ovvero un orientamento specifico delle sue strutture biologiche.
Questa diversità extraterrestre potrebbe non essere riconosciuta dal nostro sistema immunitario. Saremmo, così, vulnerabili a malattie sconosciute e potenzialmente letali.

Un’altra preoccupazione è l’intelligenza artificiale.
L’uomo ha sempre creato strumenti controllabili, ma l’IA potrebbe superare le nostre capacità cognitive e sfuggire al nostro controllo. Il rischio non è solo quello di una rivolta delle macchine, ma anche una crescente dipendenza dalle interazioni con l’IA che potrebbe compromettere la nostra volontà di procreare o quella di esplorare lo spazio.

Il rischio per l’umanità è quello di perdere l’ambizione a causa dell’IA, progettata per soddisfare qualsiasi desiderio.
In questo caso, la scoperta e la ricerca di una civiltà extraterrestre potrebbe rappresentare una sorta di salvezza, un modello a cui ispirarsi.

Conclusione: uno sguardo al futuro con la ricerca di civiltà extraterrestri

Per questo Avi Loeb invita l’umanità a mantenere viva la curiosità, la voglia di scoprire ed esplorare, senza farsi limitare dai dogmi e dai pregiudizi. La ricerca di vita aliena non è un fatto fantascientifico, ma un fatto concreto che potrebbe cambiare il nostro destino.

Nei prossimi decenni c’è la possibilità di trovare le prove che non siamo soli nell’Universo. Se ciò accadrà, l’uomo deve essere pronto ed aperto ad affrontare questo evento con responsabilità e mente aperta, imparando dagli errori del passato ed avendo l’umiltà di rendersi conto che, nel futuro, potremmo renderci conto di non essere più la specie dominante nell’universo come abbiamo sempre ritenuto.

Riuscirà l’uomo in questo? Riuscirà l’uomo ad imparare dai propri errori e a comportarsi in maniera responsabile?
C.L.

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